Con tutta probabilità, la sensazione di chi assume regolarmente un farmaco per ragioni terapeutiche è simile a quella che si può provare rileggendo Faulkner periodicamente e tastando così, ad intervalli regolari, il tono rinvigorente di storie che il panorama letterario che ci circonda non è in grado di avvicinare. L’effetto è immediato e sicuro, e ci consente di affrontare e sopportare per un po’ tante altre letture.

La sensazione è ancor più bella quando, per puro caso, si trova in una bancarella, ad un prezzo irrisorio, la prima edizione italiana (1955) di Requiem per una monaca, tradotto da Fernanda Pivano e inserito nella gloriosa collana I grandi narratori d’ogni paese della Medusa (Arnoldo Mondatori Editore). Galeotto è, questa volta, un fortunato ritrovamento, che non solo permette al bibliofilo di arricchire i suoi pochi cimeli, ma che apre la via al piacere di una riscoperta.

Certo questo Faulkner è quello maturo, forse il più “potente”, che si misura addirittura con una particolare rappresentazione teatrale in tre atti e che non ha timore di rendere del tutto espresso il fatale ma impossibile rimpianto di Temple Drake, protagonista inevitabilmente dannata: “Non è che non si debba mai guardare il male e la corruzione; a volte non se ne può fare a meno, non sempre si è messi in guardia. Non è neanche che si debba sempre resistere. Perché si deve incominciare molto prima. Si deve già essere preparati a resistere, a dire di no, molto prima che lo si veda; bisogna aver già detto no molto tempo prima di sapere cos’è” (p. 115).

Si tratta di un motivo davvero ossessivo, in molte delle opere di Faulkner. In questo romanzo, però, emerge davvero come la rappresentazione di una proiezione del tutto inattingibile. Al “peccato”, cioè, non si può sfuggire, così come la terra e gli uomini che la abitano non possono evitare di incontrare il loro destino e di restarne travolti. A chiarirlo e a dare un segnale, drammatico, di ultima speranza è Nancy Mannigoe, la bambinaia di colore, la reietta, l’assassina della figlia di Temple, la colpevole quindi, l’autrice dell’atroce delitto che ha commesso per amore e  per il quale viene giustamente condannata dal Tribunale di Jackson: “Non è che si debba. Non se ne può fare a meno. E Lui lo sa. Ma si può soffrire. E Lui sa anche questo. Non dice di non peccare. Si limita a chiedere di non farlo. E non dice di soffrire. Ma ne offre la possibilità. Offre il meglio che possa pensare, che si sia capaci di fare. E poi la salvezza” (p. 224).

Torna il desiderio di rileggere, quanto meno, anche la storia che più è connessa a quest’opera, Santuario, prima e autentica crime novel della tradizione americana, in cui vi sono tutti i prodromi della terribile vicenda oggetto del romanzo. Temple Drake, infatti, è la stessa Temple Drake che, da giovane studentessa, era stata sequestrata e tenuta ostaggio in un equivoco edificio di Memphis, dove tutto è cominciato… Ma questo è un altro (grande) libro.

Ad ogni modo, in ogni Faulkner, come sempre, c’è tutto Faulkner: la dimensione epica, la cornice leggendaria della Contea di Yoknapatawpa e delle sue indimenticabili genealogie di personaggi, tanto immaginaria e mitica quanto verosimile e radicata, l’epopea del Mississippi, della guerra di secessione e dei suoi invitti, la portata universale dei racconti e il loro tenore quasi biblico, la stretta connessione tra tutte le vicende e il senso onnipresente ed incombente della rovina, l’intreccio lussureggiante e disorientante, il rapporto, tutto ambiguo, tra i bianchi e i neri, nel quale i secondi assumono spesso il ruolo di inevitabile riferimento morale.

Che altro si può dire? Che Faulkner ha davvero ascoltato il suggerimento del suo “maestro” Sherwood Anderson (autore degli splendidi Racconti dell’Ohio, di Riso nero, di Un povero bianco): un vero scrittore deve scrivere soltanto delle cose che conosce; con quelle cose, con la vita e la storia della sua famiglia e del suo Paese, Faulkner ci consegna ogni volta dei veri capolavori.

William Faulkner on the Web

Le opere di Faulkner: una (parziale) classifica personale

  1. Assalonne, Assalonne!
  2. Mentre morivo
  3. Il borgo
  4. Luce d’agosto
  5. Go down, Moses
  6. Santuario
  7. Requiem per una monaca
  8. Le palme selvagge
  9. Sei racconti polizieschi
  10. L’urlo e il furore
  11. Non si fruga nella polvere
  12. Gli invitti
  13. La paga dei soldati
  14. Zanzare
  15. Pilone
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