Un po’ scrittore, un po’ poeta, e un po’ anche etnografo, Davide Bregola segue l’alternarsi delle stagioni da una casa galleggiante ancorata in riva al Po nei pressi di Felonica, in provincia di Mantova. Perché proprio lì? Il fatto è che “[c]erti posti è come se dicessero: Ti diamo un punto di vista, prova a sollevare il tuo mondo”. Ma il diario di Bregola va oltre questo obiettivo. L’osservazione, pur intima e concentrata, registra trasformazioni di ampia portata e di lungo periodo, nella natura circostante, grande e piccola, e nel microcosmo socio-economico della zona. Sono le terre di Giovannino Guareschi, e quindi di Peppone e Don Camillo, anche se oggi l’epos del Fiume, e di un Paese in crescita e alla ricerca di un’identità, è sostituito dal resoconto di processi di rururbanizzazione e speciazione. πάντα ῥεῖ: è proprio il caso di dirlo, e di viverlo, perché lì “ci sono l’essenziale, la frugalità, l’insensato”. Proprio l’identità del passato, in generale, non pare rispecchiarsi in quella del presente, tanto più nella provincia dismessa e spopolata della Bassa, dove le gite in canoa e le ricorrenze colorate delle comunità Sikh si alternano alle incursioni notturne e clandestine dei pescatori dell’est. Allo stesso tempo, tuttavia, lo “spleen padano” consente di cogliere immagini e sensazioni di insperata e pacificante continuità. In questo trascorrere, dai segni così contraddittori, di eterna e disorientante decostruzione permanente, Bregola dispone di nocchieri qualificati: Hermes, il pescatore, che gli fa da scorta sul suo batèl; e Jenny, un’enigmatica presenza femminile, la cui voce sembra l’espressione più matura della sofferenza che deriva dal senso della perdita e, simultaneamente, della coscienza dell’immutabilità del paesaggio e delle sue radicate certezze. Le sembianze editoriali collocano il volume in uno spazio di programmatica, nobile marginalità. Ad essere sinceri, quello di Bregola è il libro dell’anno. È un travelogue originale, scritto con i piedi piantati in un unico luogo, con un linguaggio che concilia asciuttezza e raffinatezza, e con un’ispirazione che piacerebbe sia a Zanzotto, sia a Celati. Viene da pensare che, nel 2019, il viaggio in Italia non possa che essere questo.

Il trailer del libro

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