Le situazioni narrate in questi racconti sono le più diverse. È una rassegna umanissima, a tratti triste e malinconica, talaltra dolce e straniante, talvolta pacificante. Un uomo e una donna si avvicinano nel comune dolore che avrebbe potuto, viceversa, allontanarli per sempre. Due giovani adulti esorcizzano i diversi bilanci delle loro vite in un’avventurosa e improbabile pesca al pesce scorfano. Una coppia passa un intenso weekend in canoa, per poi tornare felice alla ordinaria quotidianità della vita cittadina. Due ragazzi inesperti e ingenui inseguono il sogno, concretamente assurdo, di diventare provetti allevatori, ma nel frattempo uno di loro matura un improvviso sentimento nel luogo e con la persona più improbabili. Una ragazza diventa adulta in una solitaria battuta di caccia. Un adolescente ricorda con gioia la felicità e la sorpresa di un evento naturale tanto atteso e arricchente. Una signora malata di cancro sogna e si commuove alla vicinanza di due bambini selvaggi e premurosi. Una bambina rievoca l’ultima e innocente gita con il padre. Un boscaiolo vive una piccola impresa notturna con le sue figlie e – in un altro racconto, immediatamente successivo – ricorda il suo crollo di alcolista e un momento, forse illusorio, di sperata rinascita. Un bambino rievoca la surreale grigliata di un enorme pesce gatto. Un allenatore di basket insegue la sua ossessiva vocazione sui campi delle squadre più periferiche. Un giovane si getta in un lago ghiacciato, lo stesso in cui è affogato suo padre, per recuperare un furgone che vi si è inabissato.
Nei tredici testi che formano questa raccolta si incontrano storie – per lo più assai semplici, se non essenziali – di lutti, amicizie, speranze, amori complicati, amori perfetti, fallimenti, malattie, passioni e affetti fondamentali. Di per sé, è tutto lineare e, in un certo senso, quasi prevedibile. Rick Bass non vuole sorprendere il lettore. Si ha l’impressione, piuttosto, che intenda rappresentare l’emozione dei suoi personaggi di fronte ai loro stessi pensieri o condizioni. In una cornice, però, nella quale l’ambiente circostante e il paesaggio – spesso colti all’americana, nella fisionomia più autentica, selvaggia e perturbante – sono chiamati a esaltare ogni sfumatura o anche a funzionare come inevitabili forze catalizzatrici delle energie che percorrono le esistenze individuali. L’oceano, il bosco, i cavalli, i vitelli, il puma, il mulo, i pesci, il fiume, la prateria, gli alberi, la montagna, la tempesta… svolgono tutti la funzione di reagenti indispensabili, di elementi senza i quali i personaggi proprio non si comprendono, né evolvono all’interno della dimensione che pure gli è stata assegnata dall’Autore. Per questa ragione si può affermare che quella di Bass è una scrittura ecosistemica: perché la natura svolge una funzione centrale, di diapason per il corpo e per lo spirito; ma soprattutto perché tutto è avvolto in un’interazione generativa costante e in una complessiva dinamica adattativa. La vita delle rocce non è soltanto un distillato della migliore letteratura statunitense contemporanea; è un esperimento originale, in cui intenzioni e oggetto della narrazione si compenetrano e si esaltano a vicenda, suscitando un sentimento che va al di là dell’empatia e che non è forzato definire assimilazione.
Recensioni (di D. Lambruschini; di G. Montieri)