Una bella copertina griffata, che allude ad un gioco di sovrapposizioni, di colori e di orizzonti: così si presenta questa raccolta di 43 poesie, tutte volute nel segno, a ciascuna corrispondente, di 43 avverbi, realmente esistenti o frutto della più fervida fantasia, e costruiti per concludersi sempre in “-mente” (da Fanciullesca mente a Amorosa mente). L’artificio, da solo, esige già un plauso: non è un vezzo, infatti; non è, cioè, un vero artificio. È un rimando costante e strutturale, dall’intuizione alla sedimentazione, dallo svolazzo arguto al progetto meditato. L’Autore non vuole piacere “e basta”. Vuole innescare fiaccole di pensiero, aprire porte di comunicazione con mondi e universi alternativi, con possibilità di vita che non sono nascoste e che si attingono direttamente dalle più scontate assonanze, dai più comuni battiti del cuore, dai suoni e dalle parole più semplici. La chiave sta nel lasciarsi coinvolgere da ciò che ci circonda, e nell’interrogarsi, un po’ smarriti, come nel bel mezzo di un volo imprevedibile di storni, così bene evocato nel pezzo che dà il titolo all’intero volume.
Le scorribande di questo libro, ad ogni modo, garantiscono anche istanti di sano divertimento. Ma è bene ribadire che in Francescotti la letizia e la facilità della scrittura non si accompagnano al disimpegno. La ricerca dell’associazione, dell’immagine suggestiva, non riduce mai lo spazio della riflessione; essa apre, invece, anche al lettore, la strada di una traccia da seguire, di una sollecitazione altra, da scoprire, coltivare e non dimenticare. Può trattarsi della via per riappropriarsi di un antico rapporto, con la natura come con gli uomini; può essere l’itinerario di un bilancio, lo schema di un conto personale che finisce per specchiarsi inevitabilmente anche nei nostri pensieri; e può risolversi anche in un moto di indignazione o in un gesto d’affetto o, ancora, in una dolce rimembranza. Comunque sia, la lingua segue ed incentiva tutte le direzioni, con una naturalezza che, anche in questi componimenti, pure scritti in lingua italiana, sembra il più limpido effetto del lungo e spontaneo esercizio nella lingua madre, del quale il poeta trentino è da tempo un riconosciuto maestro.
Una recensione (di Lilia Slomp Ferrari)
La poesia civile di Renzo Francescotti (di Silvano Demarchi)
Ordinata mente
Hanno una gentilezza smemorata
questi villini Liberty
dietro gonne e crinoline di siepi
a difendere il loro riserbo.
Sono le ore del diserbo.
In fuga per poco i cinguettii
hanno lasciato il posto a voci metalliche:
come di picchi i versi dei becchi
di forbici e cesoie.
All’ombra di cappelli di paglia
dietro occhiali di protezione
concentrati
gli occhi di maschio e femmine
a geometrizzare cespugli e chiome
a fare guerra allo scompiglio
ordinatamente
a ridurre a un ordine antropico
il disordine della natura
scultori che scolpiscono
l’impatto vegetale riducendolo
al bassorilievo e al tuttotondo.
Nell’ordine c’è tregua?
Romba in alto il caos del mondo.
—-
Fuor-di mente
Lo scarto dice il dizionario è
l’eliminazione di ciò che non serve
la carta da gioco rifiutata
l’oggetto non riuscito o ormai inservibile.
Invece io amo lo scarto
del cavallo che avverte il pericolo
del calciatore che salta l’avversario
della gazzella inseguita dal ghepardo
che scartando si salva la vita
l’idea scartata non funzionale al sistema
gli uomini scartati globalmente
esiliati ad ultimi
lo scarto delle molecole che fluttuano
in un’organizzazione nuova.
Tutto questo io amo
fuordimente.
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