Ci sono piccoli volumi che dischiudono ampie possibilità di scoperta e approfondimento. Come questa pubblicazione, edita da il Mulino nel 2014. Raccoglie la trascrizione, riordinata, delle “puntate” che più di vent’anni fa un importante studioso di storia romana aveva dedicato ad Annibale per la trasmissione radiofonica Alle Otto della Sera. Erano state già riproposte, anche in forma scritta per le edizioni della RAI, e oggi sono rimaste disponibili online. Sono una piacevole lettura. D’altra parte, il comandante cartaginese, il protagonista della seconda guerra punica che ha sbaragliato le legioni romane alla Trebbia, al Trasimeno e a Canne, è una figura quasi mitica. Non può non affascinare. Inoltre Annibale è uno dei personaggi storici di cui ci si rammenta sempre qualcosa. Così è anche per me, se non altro per le nozioni acquisite in alcune ore passate, a suo tempo, in compagnia dell’abile e avvincente narrazione di Gianni Granzotto (per sincera curiosità, ma anche per compensare il polpettoso e romanzato peplum di riferimento, quello del 1959, con un baldanzoso Victor Mature nei panni del condottiero). Il fatto è che il valore del saggio proposto da il Mulino va al di là delle affezioni per gli eroi di gioventù. Giovanni Brizzi, certo, fa quello che ci si aspetta da un’agile, ma precisa, introduzione divulgativa: di Annibale ricostruisce le origini, il contesto familiare, l’educazione, i progetti, le tattiche e le strategie, e anche la sconfitta nella piana di Zama, ad opera di Publio Cornelio Scipione, con successivi caduta, esilio e morte. Non manca, ovviamente, di dare anche alcune coordinate, sintetiche ma nitide, sulla storia, e sul momento specifico, delle due potenze allora in conflitto, Cartagine e Roma. Ma l’Autore riesce pure a introdurre i non addetti ai lavori a un aspetto di fondamentale importanza. Riguarda le articolate chiavi interpretative che sono offerte dalla storia militare. Può sembrare scontato, nel caso di Annibale. Perché decrittare i segreti e le astuzie che hanno favorito la prevalenza, in battaglia, di uno schieramento anziché di un altro è molto interessante. Viene voglia di partire subito alla volta del lago Trasimeno, per camminare sulla scena delle operazioni di quel famoso scontro. Tuttavia ciò che offre la storia militare è una prospettiva che, in questo caso, aiuta a capire in maniera efficace il confronto tra l’approccio latino originario e il lascito maturo della cultura ellenistica, con un risultato finale, quasi un salto evolutivo, che, in un’esperienza drammatica, distruttiva e del tutto spiazzante, e grazie al tirocinio svolto da Scipione (che dell’avversario si rivela quasi un apprendista), ha fatto crescere e reso egemone lo stato romano. Analogamente, la stessa prospettiva consente di avvicinarsi ai più classici problemi delle total wars, dei conflitti, cioè, che, non solo nell’antichità, sono stati talmente intensi e decisivi dal determinare trasformazioni permanenti sui luoghi, sulle istituzioni e sulle civiltà che vi sono restati coinvolti. Così è accaduto, rispetto alla campagna militare di Annibale, per gli effetti a lungo termine che essa ha determinato sul meridione d’Italia, sulla politica interna e internazionale di Roma, e sugli equilibri socio-economici del Mediterraneo. Si può proprio dire che, di fronte ad Annibale, ci sono stati un prima e un dopo, e che questo è più che un buon incentivo a navigare nei due grossi tomi della ricerca che vi aveva dedicato Toynbee, uno degli storici più intelligenti del Novecento (e del quale attualmente, in tempi di concitato interesse geopolitico, andrebbe letto tutto, o quantomeno l’illuminante Il mondo e l’Occidente). Ecco, le pagine di Brizzi sono come scatole cinesi, per questo meritano di essere frequentate.
Gen 072023
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